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martedì 2 febbraio 2010

Bocconcini di Brisée, mela renetta e marmellata di mirtilli rossi




Un'altra chicca, sempre dallo splendido libriccino di cui ho parlato qui ( grazie ancora Onde! )...

Caldi o appena tepidi, ben riempiti di frutta sugosa ,o tali che la croccante, friabile brisée la faccia da padrona....questi bocconcini sono sempre squisiti, perfetti per accogliere amici imprevisti, per la merenda sfiziosa dei bambini, per chiudere un pasto semplice ma raffinato, per chiacchierare con le amiche del più e del meno, davanti ad una tazza fumante....

Si tratta soltanto di avere l'accortezza di avere sempre in casa....

1 rotolo di brisée già pronta
1 grossa mela renetta
marmellata di frutti di bosco
burro
zucchero di canna
zucchero a velo

Con una brisée a cerchio, ad esempio, si possono fare più o meno otto spicchi, quindi otto bocconcini.
La mela , vedrete, non servirà neanche tutta....
Le marmellate da preferire sono senz'altro quella di lamponi o quella di ribes: io ho utilizzato però questa qui, di mirtilli rossi, che è a bassissimo tenore di zucchero, e che nella mia dispenza non manca mai, anche per la preparazione delle mie ( ormai ) famose pallette simil-Ikea!

Lo zucchero deve essere di canna per profumare ancor di più e per dare una dolcezza più naturale,meno stucchevole...Perfetti la Panela, il Mascobado, assai profumati, dai sentori di miele e tabacco....

Ebbene, non farete altro....

...Che accendere il forno a 200°....
...Che tagliare in spicchi, o quadrotti la brisée.....
...Che porre al centro di ogni porzione di pasta un cucchiaino di zucchero di canna, un piccolo spicchio di mela, un cucchiaio raso di marmellata...( ho diviso la mela in otto spicchi, tanti quanto gli spicchi di brisée, e poi ogni spicchio ancora in due, di modo che ho utilizzato in pratica mezza mela su una brisée sottile rotonda! )....
...Che richiudere il tutto con grande attenzione, bagnando eventualmente con le dita inumidite i lembi di pasta affinchè combacino bene e si sigillino perfettamente....
...Che cospargere abbondantemente con burro fuso il tutto.....
....Che infornare per una ventina di minuti....
...Che socchiudere gli occhi, all'assaggio, rapiti da tanta bontà!

Servirete i bocconcini caldi o tepidi, spolverati di zucchero a velo, meglio se vanigliato.
Aggiungerete a fianco, se lo gradite, un cucchiaio della stessa confettura del ripieno: il contrasto tra il caldo del bocconcino e la freschezza di quest'ultima porterà un tocco delicato!



Vorrete abbinare un tè? Di primo acchito verrebbe da pensare ad un tè ai frutti di bosco....Ma in questo modo si può correre il pericolo di servire una colazione o un Five'O Clock un po' monotematici: peggio ancora, di coprire la delicatezza del ripieno dei bocconcini col profumo ,di certo accattivante, ma a volte anche molto potente, degli aromatizzati....
Io abbinerei, quindi, un nero africano, come un Marynin, dal gusto pieno, corposo, e dalla lieve affumicatura....


venerdì 22 gennaio 2010

Anellini integrali all'olio e miele....


Ancora biscotti?!? ...direte voi....

Che dire a mia discolpa? Se non che la voglia di infarinarmi, di infornare, di strizzare il Sac à Poche è pericolosamente aumentata, in questi giorni....complice il freddo intenso, fare i biscotti è diventato anche un pretesto per riscaldarsi impastando, o per godersi il calore del forno, in cucina!

Questa ricetta è frutto della lettura di un bel libriccino...
Un bel libriccino dalla copertina scarlatta, pieno zeppo di idee dolci per l'ora del tè, che la mia cara amica Onde mi ha spedito per il mio compleanno...grazie mille, Ondina!

Credo che attingerò a piene mani a questo piccolo scrigno colmo di veri tesori: la prima gemma che ho scovato è stata questa ricetta, gustosa ma davvero leggera e salutare. Nessun grasso, se non quello dell'olio extravergine...La farina? Quella integrale...E a dolcificare? Soltanto qualche cucchiaio di miele, che ho scelto nella varietà millefiori, dato che non volevo sovrastare, con la potenza del castagno o le note amarognole del cardo, la rustica semplicità della farina integrale.

Ho gustato questi biscotti in giardino, seduta sui gradini di casa, complice un sole dolce, assonnato, che faceva capolino da dietro le nuvole....Un anziano, malandato ( eppure arzillo! ) lavorante si è unito allo spuntino!



BISCOTTI ALL'OLIO EXTRAVERGINE E MIELE ( da "Biscotti e Dolcetti", Maria Pacini Fazzi Editore in Lucca"

200 g di farina integrale
1 uovo
3 cucchiai di miele
8 cucchiai di olio EVO
1 bustina di vanillina
1 cucchiaio di lievito in polvere
burro e farina per la teglia ( o carta forno! )

Lavorate insieme il miele e l'uovo: setacciate la farina col lievito e con la vanillina, unite quindi al composto di miele ed uovo, ed aggiungete anche l'olio a cucchiaiate....Io mi sono aiutata col robot, che ha lavorato in maniera impeccabile!
Otterrete un composto liscio, morbidissimo: prendetelo col cucchiaio, o utilizzate un Sac à Poche, per distribuirlo sulla placca. Il forno dovrà essere a 200° ( ma anche qualcosa in meno se si tratta di forno ventilato...tendono a colorirsi molto! ). Cuocete per circa 15 minuti.


Compagna inseparabile, la mia tazza di tè: un kukicha, dal gusto rotondo, morbido, rasserenante...dalla semplicità e dal rigore quasi monacale!

Il kukicha è un tè verde di produzione giapponese, un tè composto da rametti: in quanto tale, possiede un tenore di caffeina, praticamente inesistente!




Il sapore è ben lontano dagli erbacei bancha, dagli iodati sencha ,o dal Gyokuro...diversissimo è poi da quello dei tè neri, dagli indiani così come da quelli cinesi!
Soave, simile a quello delle castagne, con un retrogusto lievemente terroso: è complemento ideale di cibi semplici, naturali, sia dolci che salati.....
Ma è, per me, anche il tè da regalarmi nei momenti di stanchezza: quello della distensione e della riflessione lucida e pacata....del raccoglimento e della lettura!
Mi sono regalata un attimo luminoso, con questo tè e con questi biscotti...
Vi dono la ricetta, con l'augurio che possiate anche voi ritagliarvi un momento così.... un momento di pura serenità!




domenica 17 gennaio 2010

Biscotti di Luna: frolle al riso e olio di oliva!





" Luna ti ho visto

ieri notte

nuotare nella mia tazza.


Eri tu

tonda lente di latte

nel mio tè Keemun

.... ti ho riconosciuta! "



Un tè scurissimo, raro, vellutato...
Un Keemun Supérieur....
Ma non uno di quei Keemun dalle note profonde e burrose, dai sentori sensuali di affumicatura...Non uno di quelli che si sposano per la loro natura alle frolle più tradizionali, agli Shortbread dal sapore così pieno, ricco, fondente....

Un Keemun, questo, dalla trama sottile, dalla foglia piccolissima, setosa e delicata.... dal respiro ampio come una grande notte, in cui scie di profumi fugaci si avvicendano.

Si tratta di un Keemun Thousand Bud ( Qi Men Hong Hao Ya ), ricco di tips argentati....




Ho scelto, ad accompagnarlo, dei biscotti semplici, dal gusto sottile al primo assaggio, ma anche pieno ed aromatico, ad una degustazione più lenta, più attenta....

La ricetta è tratta dall'onnipresente ,e salvifico, Libro d'Oro dei Biscotti, in cui è raccolta sotto la dicitura "Biscotti di Riso"...

Io invece li ho ribattezzati "Biscotti di luna", per il pallore sfumato di avorio, e per l'incantevole delicatezza....


...dolce allunaggio....


BISCOTTI DI LUNA...

250 g di farina di riso
un pizzico di bicarbonato
un pizzico di sale
mezzo cucchiaino di lievito per dolci
70 g di zucchero
quattro ( ma meglio cinque ) cucchiai di olio EVO
acqua q.b.


Scegliete un olio non troppo piccante, non troppo aromatico....un olio fruttato, mandorlato, sarà perfetto.

Mescolate, setacciandoli, farina, lievito, bicarbonato e sale in una ciotola capiente. Unite quindi lo zucchero, l'olio e tanta acqua ( dagli 80 ai 150 g circa ) che serva ad ottenere una pasta molto sostenuta, quasi dura....
Intanto riscaldate il forno ad una temperatura di 180° ( 170° se ventilato ). Con le mani leggermente inumidite create con la pasta delle palline ( dovranno venirne una ventina circa ...), grandi quanto una noce. Ponetele ben distanziate su una placca imburrata o rivestita di carta forno, ed appiattitele leggermente con le dita.

Infornate a forno ben caldo, e cuocete per venti , venticinque minuti circa: all'occorrenza , se noterete che i biscotti s'indorano troppo, coprite con un foglio di alluminio.






P.S. Con questa ricetta vorrei partecipare alla raccolta "In Forma con Gusto", di cui vedete a lato il bannerino, indetta da Gaijna


giovedì 14 gennaio 2010

Biscotti allo sciroppo d'acero e noci....


Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-

o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.

( Emily Dickinson )

Bere in una tazza che risale al 1830 è sempre un'emozione fantastica....

Un barlume di poesia, un tuffo nell'infinito che mi regalo da quando ho la fortuna di possedere questa bella tazza in porcellana inglese...
Le ho dato il nome -Emily-, dalla poetessa i cui grandi, tristi occhi scuri hanno visto la luce proprio in quell'anno....

A completare la magia, delle frolle burrose e friabili profumate di noci e caffè: Il Libro d'Oro dei Biscotti me ne ha sussurrato la ricetta in un orecchio!
E pensare che quando l'ho comprato, irrimediabilmente conquistata dalla copertina lucida, dalle bordure dorate e dalle grandissime, ammiccanti, sognanti illustrazioni, non avrei mai creduto di fare un acquisto così proficuo!

E invece persino mio marito, da sempre amante della frolla più tradizionale e meno audace, quella col burro buono, con la scorzetta di limone grattugiata, nessun orpello, nessun fronzolo aggiunto...ha capitolato più e più volte di fronte a tante bontà!

Biscotti allo sciroppo d'acero e noci...

125 g di burro
100 g di zucchero
2 cucchiaini di zucchero di canna chiaro ( io ho usato il panela )
2 cucchiaini di sciroppo d'acero
200 g di farina bianca
1 cucchiaino di caffè liofilizzato
60 g di noci tritate finemente
sale


Lavorate i due tipi di zucchero e lo sciroppo d'acero con il burro, sino ad ottenere una crema. Unite poi la farina, il caffè liofilizzato, le noci tritate finemente e poco sale. La pasta sarà dapprima granulosa, se la lavorerete con la frusta....Continuate quindi a mano, e si trasformerà in una pasta morbida. A questo punto spianatela leggermente col mattarello, mettetela tra due fogli di carta forno, o di alluminio o di plastica per alimenti, e mettetela a riposare in frigo, su un piatto, per una mezz'oretta.

Tiratela fuori e terminate di stenderla, su un ripiano ben infarinato, ad un'altezza di 3mm circa. Ponete i biscotti su una placca foderata di carta forno, ad una distanza di uno, due centimetri, ed infornate in forno be caldo a 190° (180° se ventilato ) per 8-10 minuti circa, o comunque sino a che non saranno appena dorati.



( Immagine tratta da questo sito )


mercoledì 1 aprile 2009

Biscotti al Macis



Il Libro d'Oro dei Biscotti sta continuando a mietere vittime....Non esiste libro che invogli di più all'arte biscottiera...che più di questo spinga alla ricerca di nuove forme e consistenze, alla sperimentazione di audaci glassature e di perfette dorature, all'impasto selvaggio praticato con mezzi specifici o di fortuna: robottini, planetarie, fruste a gancio ....e tanto olio di gomiti!
Si richiamano all'ordine gli stampini: si passano in rassegna le formine esistenti, e se ne sognano altre...decine...centinaia..un esercito di formine, scintillante ed ambizioso, pronto a soddisfare ogni nostro capriccio...
E i confettini, le pralinette, li zuccherini che così sfacciatamente adescano dalle pagine patinate di quel volume tentatore...vogliamo parlarne?

Fatto sta che ho voluto azzardare l'ennesima ricetta: ma non ero da sola...avevo anch'io i miei complici...

1) Un tè Nuwara Eliya Orange Pekoe...tè di altura ( 2ooo m! ), chiamato anche "champagne di Ceylon", è uno dei tè neri che preferisco...è ottimo da bere caldo ma anche freddo, ed ha un retrogusto cristallino e fresco, che ricorda un po' il limone... ma anche l'eucalipto, che cresce in grandissime quantità accanto alle piantagioni. Dà luogo ad un infuso ramato, limpido, profumatissimo....Ho pensato che potesse essere il compagno ideale di questi aromatici biscotti...

2) Questa bustina di spezie che ho comperato in Francia....mi ha sempre incuriosito il Macis, ingrediente essenziale anche di grandi capolavori profumieri, come La Marescialla dell'Officina di Santa Maria Novella...




Si tratta della capsula esterna, rossasta e legnosa, della più nota noce moscata...E quest'ultima non è che il seme della cosiddetta Myristica Fragrans, alta sino a venti metri...
Il Macis può essere utilizzato in piatti dolci o salati, o anche nei liquori ( è uno dei componenti dei migliori Alchermes...), nei Punch, nel Vin Brulé: il sapore ricorda quello, appunto, della noce moscata, ma è più delicato ed al contempo più balsamico, perfetto anche, quindi, col pesce e con i crostacei....come anche coi formaggi, specialmente se la spezia è grattugiata fresca ( il che rappresenta una vera rarità!)

Il risultato sono stati dei biscotti dall'aroma unico...dalla consistenza tenera, spugnosa e leggera , ma, al contempo, friabile....Un biscotto dal sapore antico, ma anche modernissimo: adatto ad essere gustato da solo, col latte freddo, col tè... e pure, cosa interessante, con gli infusi più profumati, che arricchisce di una nota soave senza snaturarli...

Così ruvido da essere inzuppato con gioia: ma con un velo di dolcissima glassa ( che potrà anche non essere messo, ma che consiglio...), a inpreziosirne un lato di un velo opalescente e croccantissimo.

BISCOTTI AL MACIS ( Da Il Libro d'Oro dei Biscotti, ed Mondadori Electa )


275 g di farina
2 cucchiaini di lievito in polvere
mezzo cucchiaino di macis in polvere ( io ne ho messo un cucchiaino intero, e sono venuti buonissimi...ho macinato il macis in un vecchio macinacaffè che uso per le spezie...)
125 g di burro ( io ho usato quello a basso contenuto di colesterolo )
200 g di zucchero
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
2 uova

Setacciate farina, Macis e lievito in una terrina.
Armatevi di sbattitore, e lavorate ad altissima velocità il burro a tocchetti con lo zucchero e la vaniglia, fino ad ottenerne una crema.
Unite le uova uno alla volta, lentamente, abbassando un poco la velocità.
Diminuitela ancora ed aggiungete ,a cucchiaiate ,la miscela di lievito, Macis e farina.
Lavorate bene: avrete un impasto molto morbido, che raccoglierete con le mani umide e metterete in frigo avvolto in pellicola, per due ore circa.

A questo punto infarinate molto bene una spianatoia e, usando sempre abbondante farina, stendete la pasta all'altezza di 3 mm circa.
Ritagliatela con le formine : mettete a cuocere i biscotti in forno ben caldo a 170/180° per 10-12 minuti, su una placca rivestita di carta forno o ben imburrata ed infarinata.
Fate ben raffreddare i biscotti su una gratella.
Una volta freddi, spennellateli su una faccia, se vorrete, con una glassa, ottenuta mescolando zucchero a velo a pochissima acqua calda, sino ad avere una crema liscia e morbidissima. Lasciate asciugare bene.


giovedì 12 febbraio 2009

Paul et Virginie.....torta banana e miele...teiera rosa.....

Paul and Virginia, William Calder Marshall 1841, Glasgow

Ho già parlato della Boutique Damman, antico , prestigioso tempio del tè parigino, dove hanno visto la luce miscele che rappresentano dei veri capolavori, e degli stralci di storia, come il tè Goute Russe....Navigando con occhi sognanti tra quelle meraviglie, il mio sguardo si è soffermato su una miscela particolare: la base è costituita da tè neri di diversa provenienza ( Ceylon, Cina...) su cui modulano gli accenti dolci e profumati di frutti rossi quali la ciliegia, la fragola, il lampone....Ad ammorbidire il tutto, un tocco delicato di caramello e di avvolgente vaniglia....Un inno all'infanzia, all'innocenza: a un mondo fatto di pensieri dolci e di dolci parole, alla purezza dell'amore...
Il nome di questa miscela è Paul et Virginie....

Paul et Virginie è uno dei romanzi che hanno fatto grande la letteratura francese: scritto alla fine del XVIII secolo dal narratore e botanico Bernardin de Saint-Pierre, richiama da vicino le atmosfere di Defoe e del suo Robinson Crusoe, ed il mito socio-letterario del "buon selvaggio"....


Bernardin de St Pierre al Jardin des Plantes

Ambientato nell'Ile de France ( l'odierna Mauritius ), Paul et Virginie è un inno nostalgico alla bellezza, alla giovinezza, alla purezza dei sentimenti che questi due giovani videro sbocciare nei loro cuori, immersi in un paradiso tropicale....
Le loro madri, l'una sedotta e abbandonata, l'altra vedova di un ricco libertino, fuggite per scampare al disonore da una società ipocrita e bacchettona, si creano una nuova vita in questi luoghi tutti da scoprire e da inventare: qui vengono alla luce Paul e Virginie. Essi crescono come fratelli nella cornice di una natura lussureggiante e magnifica, in una società governata da semplici regole essenziali, come il lavoro, l'amicizia, la solidarietà, l'uguaglianza: una società che forma i loro cuori improntandoli ad ogni virtù....
Ma ad un certo punto, i due si accorgono lentamente ed inesorabilmente che i sentimenti che nutrono l'uno per l'altra non sono più gli stessi....
Le loro madri cercano di allontanarli: e a seguito di un uragano che devasta l'isola, la madre di Virginie, anche se con molti dubbi e timori nel vedere il dolore della figlia, la allontana da sè e da Paul, spedendola lontano, da una zia. I due giovani sono disperati: ma a niente vale il dolore di Virginie, nè la ribellione di Paul che, per la prima volta, sperimenta in sè rabbia ed impotenza...
Per anni Paul e Virginie non hanno più notizie l'uno dell'altra, sino a quando la giovane donna, dopo aver tentato invano di riallacciare i contatti col suo innamorato con lettere, immancabilmente fatte sparire dalla zia, si decide in un atto ribelle disperato a ritornare ai luoghi dell'infanzia, ma....sopraggiunge un temporale terribile, e la nave che trasporta Virginie fa naufragio sotto gli occhi di Paul. Virginie muore travolta dalle onde: Paul resta, impotente, sulla riva a guardare,: sarà anch'egli destinato a morire di crepacuore....
Una storia tristissima, dunque....ma incredibilmente romantica: moltissime opere d'arte, fra le quali queste splendide statue sono state dedicate ai due giovani: il loro nome risuona delicato anche in molti luoghi delle Maurutius....E' la vicenda di un amore che sboccia puro, senza i condizionamenti della società, delle mode....in una natura vergine, intatta, che non conosce l'alternarsi delle stagioni, in un paradiso perduto dove persino gli oggetti sono ridotti al minimo essenziale, ed anche il tempo viene misurato con le ombre degli alberi...Un amore che tiene uniti i due protagonisti sino alla fine, incurante di tutto e di tutti, della morte stessa....

Per questo ho deciso che il mio dolce di san Valentino dovesse essere ispirarsi a questa storia , ai suoi teneri protagonisti: e al mondo meraviglioso dei tropici....Ho scelto come ingredienti, prendendoli da una ricetta che ho trovato su "Desserts", edizioni Marabout:

Cake alla banana e al miele....

125 g di burro ammorbidito
140 g di zucchero di canna
2 uova leggermente sbattute
2 cucchiai di miele
1 banana ben matura, tagliata a rondelle
225 g di farina col lievito incorporato
2 cucchiaini di cannella in polvere
in più ho aggiunto di mia iniziativa un cucchiaio di rhum bianco....
Ho usato come zucchero il Mascobado, granuloso, profumato di miele e di cuoio, che adoro....


Preriscaldate il forno a 180°: ungete ed infarinate una tortiera. Lavorate burro e zucchero fino ad ottenere un composto spumoso, quindi aggiungete le uova e mescolate sino ad ottenere un impasto omogeneo.
Riscaldate a fuoco dolce o nel microonde la metà del miele: una volta che sarà liquido, mettetelo nel robot, aggiungendo poi la banana e il rhum, frullando il tutto sino ad ottenere una crema liscia.
Incorporate quindi, sempre mescolando, la farina e la cannella.
Cuocete per 35 minuti, verificando la cottura, comunque, con uno stecchino. Non preoccupatevi se a prima vista vi sembrerà un po' bruciacciata ( vedi foto...): di solito tende a scurire molto, per la presenza del miele, dello zucchero di canna, della banana!
Una volta raffreddata la torta su una grata per dolci, scaldate il resto del miele, e spalmatelo, una volta liquefatto, sul dolce aiutandovi con un pennello per dolci.

Questa torta è ottima fredda, ma ancor di più tepida, magari accompagnata dall'infuso fruttato che porta il nome di questi due romantici protagonisti della letteratura!



Due piccolissimi innamorati all'ombra di Mamy Tea, la più capiente delle mie teiere, di fabbrica Windsor....


P.S. Per questo post ho preso in prestito alcune immagini da internet: chiunque si ritenga danneggiato, potrà scrivermi, ed io provvederò a toglierle. Grazie.

martedì 10 febbraio 2009

Risotto fumo e champagne....


Questa è una ricetta che mi è particolarmente cara....L'ho scovata in un libro che, per il titolo e la copertina, mi ha subito colpito: "L'Abbuffone", edito da Rizzoli nel 1972, scovato anch'esso ormai due anni or sono in un mercatino....


L'abbuffone altri non è che Ugo Tognazzi, attore che letteralmente adoro, oltre che cuoco sopraffino....E' un libro da leggere tutto d'un fiato: l'ultima edizione, a cura di Avagliano editore, è impreziosita anche da alcune pagine di Alberto Bevilacqua....Scritto magistralmente, con quella vena di britannica ironia , ma anche di malinconia, caratteristiche di questo grande personaggio. L'Abbuffone alterna divertenti ricordi dell'infanzia e della giovinezza a parentesi culinarie, a descrizioni di luoghi, di vicende, di personaggi legati al mondo del cinema e non solo....Il tutto termina con un capitolo dedicato al film La Grande Abbuffata: un film che ho visto e che mi ha molto colpito...

Poesia, amicizia, desiderio, bellezza, si alternano al senso della corruzione dei costumi, del consumismo sfrenato....a scene che rasentano il disgusto, dove il corpo umano è visto in tutta la sua fisicità decadente, e il cibo è assurto a simbolo di una religiosità quasi pagana, mezzo di redenzione e , insieme, di morte....E' un film che mi ha fatto molto pensare alle umane miserie, ma anche all'umana pietà e all'amicizia....Che mi ha divertito e mi ha commosso, ma anche spaventato, scandalizzato, disgustato...Del resto, con attori quali Mastroianni, Piccoli, Noiret, e con un regista del calibro di Ferreri, non poteva che essere altrimenti...


Questo meraviglioso primo piatto , il Risotto Fumo e Champagne, è stato suggerito a Tognazzi dallo Chef milanese Capogna, a cui vanno i più sentiti rigraziamenti dell'attore per avergli fatto dono di questa delicatissima ricetta.....e a cui vanno anche i miei!
La ricetta, come vedete dal titolo, prevederebbe dello Champagne, ma io ho utilizzato, con risultati davvero squisiti, uno spumante brut di ottima qualità....Ho apportato anche un altro cambiamento, per ridurre la dose di grassi animali: ho sostituito il burro del soffritto con tre/ quattro cucchiai di olio extravergine: per la mantecatura, infine, ho utilizzato della panna vegetale, che ha reso l'insieme ancor più cremoso....
Io comunque mi limito a riportare la ricetta più o meno come l'ho trovata nel libro:

4 etti di riso
un etto di burro
una cipolla
due litri di brodo
due provoline affumicate ( da qui il fumo )
parmigiano
pepe
due bicchieri di champagne

Soffriggete a fuoco basso la cipolla affettata molto finemente con 70 g di burro.
Aggiungete pian piano per non far raffreddare il tutto una parte dei due bicchieri di champagne. Buttate il riso, mescolate e versateci poi il resto dello champagne. Unite poi il brodo a mestoli, via via che il riso lo assorbe...
Dopo circa dieci minuti, aggiungete le provoline sbucciate e tagliate a dadolini: le vedrete sciogliersi e divenire cremose piano piano. A fine cottura, mantecate col restante burro e col parmigiano: cospargete di pepe di macina...

Ne risulta un risotto cremosissimo, vellutato e delicatamente profumato.
Ottimo l'abbinamento con lo stesso vino che avrete messo nella preparazione, messo in fresco per tempo.

Vi lascio con un piccolo estratto del libro:

"Nella mia casa di Velletri c'è un enorme frigorifero. Non è un "Philcone", uno spettacolare frigorifero panciuto color bianco polare. E' di legno, e occupa un'intera parte della cucina.
Dalle quattro finestrelle si può spiarne l'interno, e bearsi della vista degli insaccati, dei formaggi, dei vitelli, dei quarti di manzo che pendono, maestosi, dai lucidi ganci.
Questo frigorifero è la mia cappella di famiglia.
Capita che ogni tanto, di mattina, mia moglie mi sorprenda inginocchiato davanti a questo feticcio, a questo totem dell'umana avventura. Me ne sto lì, raccolto in contemplazione, in attesa di un'ispirazione per il pranzo...."




sabato 7 febbraio 2009

Biscotti alle mandorle e ai chicchi di caffè....


Ho già accennato al delizioso libro da cui ho tratto questi biscotti, in questo post....
Sull'onda di una meravigliosa foto dai colori caldi , scatto magistrale di Simon Griffiths, ho voluto provarli: e ho fatto benissimo! L'aroma del caffè è davvero sublimato da quello delle mandorle; ne risulta quasi una variante delicata e impreziosita, ma non travisata nè distorta, dei cantuccini toscani, che tanto amo....Inzuppati nel classico vinsanto come i loro cugini, domano con un delicato accento amaro la dolcezza struggente di questo grande vino, ammantandolo poi del profumo delle mandorle....



Se chiudo gli occhi, vedo la scena: una grande cucina della campagna toscana, la mia campagna....una tovaglia bianca, non più immacolata....risate e chiacchiere....l'aroma del caffè che si spande nell'aria....e che si sposa a quello mandorlato dei cantuccini, sgranocchiati a fine pasto....immagino che sia stato così che, in maniera semplice e naturale, a qualcuno è venuto in mente questo connubio....




Biscotti alle mandorle e chicchi di caffè.

180 g di mandorle pelate
2 e 1/2 tazze di farina
2 cucchiai di lievito in polvere
1 cucchiaino di sale
125 g di burro a pezzetti
1 tazza di zucchero
3 uova leggermente battute
1/4 di tazza di chicchi di caffè macinati grossolanamente nel mixer, o battuti con un batticarne, dopo averli metti tra due fogli di carta forno, o di carta da cucina, o tra due tovaglioli
1 pizzico di polvere di cannella

Scaldate il forno a 180°. Tostate leggermente le mandorle su una placca da forno,o anche in una grande padella, poi fatele freddare. Mettetele quindi in un mixer e frullatele finissime. Mescolate farina, lievito, sale, burro in una ciotola. Unite quindi anche tutti gli altri ingredienti.
Lavorate l'impasto ben bene. formate un panetto che stenderete all'altezza di circa 1 cm: tagliatelo a bastoncini che metterete su una placca rivestita di carta forno, e che cuocerete per 20/25 minuti. Fateli ben raffreddare: conservateli quindi in una scatola di latta, o in un barattolo a chiusura ermetica.

Croccanti e gustosi, questi biscotti sono ottimi , però, anche nel caffè del mattino, che rendono più intensamente aromatico, nel latte freddo, a cui donano accenti fragranti e da cui si lasciano inzuppare voluttuosamente....e con il tè Yunnan!
Quest'ultimo regala ultimamente nuove sfumature al mio tè delle cinque...




Il tè Yunnan è prodotto nell'omonima regione, e nella sua variante nera si è guadagnato il titolo di "Moka dei tè"..... Non ha i tannici , ambrati accenti degli Assam, nè il sospiro fiorito e cristallino dei Darjeeling...non ha la mite dolcezza del Keemun, nè la robustezza di alcuni tè Africani....Ma è rotondo, soave: produce un infuso rosso, denso, dai bordi luminosi....
In particolare però mi riferisco , qui, allo Yunnan Tuocha, un tè post-fermentato per ben tre volte: equilibrato in caffeina , ricco di virtù antiossidanti ed anticolesterolo, vede la luce a più di 1500 metri di altezza , da piante gigantesche e vecchissime: è un tè che trovo perfetto per ogni momento della giornata, anche per la colazione: il sapore è come di castagna, con accenti tostati e terrosi che con questi biscotti ho trovato letteralmente divini....Lo so lo so, i puristi inorridiranno, in quanto sarebbe bene gustare questo tè privo di qualsiasi aggiunta: ma una nube di latte l'ha reso, al mio palato, e insieme a questi biscotti, di una raffinatezza unica , vellutata, preziosa...
Comunque approfondirò poi in separata sede il discorso sui tè postfermentati, detti anche tè rossi: i Pu'er....Essi costituiscono quasi un mondo a parte nell'universo del tè: se al primo assaggio possono sconcertare , riescono poi a stupire piacevolmente in quanto alle sfumature delle loro varietà, in quanto a proprietà benefiche , e per gli accostamenti più inusuali a cibi salati e dolci, ma anche per come si presentano: proteiformi creature, si manifestano sotto forma di foglie, di pasta, di polvere, di nidi più o meno grandi, di tavolette cesellate come vere e proprie opere d'arte, di panetti accuratamente avvolti in variopinta carta di riso....

Per questi biscotti ho utilizzato chicchi di caffè decaffeinato, per limitare al massimo i "danni da caffè" e prendere, dal tè che ho gustato, solo e soltanto benefici: la caffeina infatti, presente sia nel caffè che nel tè ( per il quale, erroneamente, si sente parlare di teina...ma si tratta della stessa molecola! ), viene assimilata nelle due bevande in maniera profondamente diversa....Nel caso del caffè, essa giunge in maniera subitanea e quasi violenta al sistema cardiocircolatorio, che ne viene stimolato in modo potente, ma anche poco duraturo, con conseguenze, a volte, quali agitazione e tachicardia....nel tè, invece, anche grazie alla contemporanea presenza dei tannini, la caffeina giunge al nostro sistema nervoso centrale in maniera graduale e dilazionata del tempo, e la conseguenza sarà una stimolazione più dolce, e soprattutto una lucidità duratura.





P.S. Per chi segue la storia delle mie teiere, quella che vedete nella foto è una delle mie preferite...Anch'essa è frutto dei miei rovistamenti nei mercatini dell'usato: è semplicissima, e non è di gran pregio....ma la adoro! Adoro le sue dimensioni, che la rendono adattissima a stringerla fra le mani per scaldarsi, e il piacere egoistico di preparare un tè che basti a me e a me soltanto....adoro il suo colore caldo e brillante, il piccolo beccuccio arcuato, e il fatto che pur piccolina sia molto ben proporzionata. Toy, questo è il nome di questo mio giocattolo, possiede anche il filtrino interno, che fa sì che non abbia bisogno di colini , e che la rende praticissima: e poi...trattiene molto bene il calore regalando un infuso...perfetto!