sabato 9 agosto 2008

Un'idea freschissima....



Questo succedeva qualche giorno fa...quindi ho sentito il bisogno di condividere con voi la mia ultima, piccola prodezza culinaria! Ormai io e la mia gelatiera siamo una cosa sola: come una strega con il suo calderone, improvviso nuovi accostamenti, pregustando in cuor mio invitanti, morbide, fresche creme che mi rincuoreranno nei lunghi pomeriggi estivi. La fantasia si scatena e riaffiorano alla mente lontani ricordi: come il gelato al pecorino e fichi o quello al vino Chianti, squisitamente artigianali, che ho assaggiato l'anno scorso a Volterra, in occasione della festa Anno Domini 1398... perchè non tentare? Ma non avendo gli ingredienti mi sono arrangiata con quello che avevo in casa, in particolare quattro belle fettone di melone che erano avanzate dalla cena. La mia piantina di basilico mi ha fatto l'occhiolino dal mobile di cucina...e se...?Ho ideato quindi questa ricettina freschissima, semplice a farsi più che a dirsi, adatta secondo me anche come fine pasto leggero e digestivo: le virtù del basilico, infatti, sono risapute, e ,come noterete, nella ricetta non c'è traccia di panna: il che non guasta, specie se di questi esperimenti si ha intenzione di farne parecchi!


Gelato al melone e basilico very refreshing!!
500 ml di latte
4 tuorli d'uovo
un cucchiaio di farina di granoturco ( c.ca 8 grammi )
100 grammi di zucchero
quattro belle fette di melone ben maturo ( slurp! )
un bel po' di foglie di basilico fresco

Sbattere i tuorli, lo zucchero e la farina in una ciotola, fino a che il composto non sarà spumoso. Nel frattempo mettere a bollire il latte.

Unire a filo il latte al composto, mescolando ben bene.
Rimettere tutto sul fuoco e, sempre mescolando, attendere che il tutto si addensi, ma senza farlo bollire.

Spegnere il fuoco e nel composto ancora caldo far " annegare " tre o quattro foglie di basilico.
Portare il composto a temperatura ambiente e togliere le foglie.

Intanto frullate in un robot le fette di melone: unitele al resto, insieme a quattro foglie di basilico che sminuzzerete delicatamente nel composto e che, non essendoci più calore forte, sprigioneranno tutto il loro profumo.

Mettete tutto in frigorifero alcune ore, meglio se per tutta la notte.
Procedete poi con le istruzioni della vostra gelatiera ( mi raccomando ancora, e questo vale per tutte le marche, almeno per quelle NON autorefrigeranti...l'apparecchio deve essere IN FUNZIONE quando vi viene versato il composto, altrimenti le pale si inceppano! )
Le rimanenti foglie servono per decorare.
Mangiate pure con ingordigia.
Buon appetito!

P.S. se non avete il melone, o se volete sbizzarrirvi, potete sostituirlo con due grosse pesche ben mature, o con tre piccole banane, aggiungendo magari a quest'ultima variante ( e qui la libidine tocca punte ignobili ) gocce di cioccolato fondente e nocciole sminuzzate...che ne dite?

Minestra di fave e lattuga.





Questa minestra è una della mie preferite. La foto non rende ( un po' per colpa mia ,un po' per colpa della macchinetta che non è della più dotate...) ma il suo color verde tenerino e la sua consistenza cremosa la rendono davvero invitante...Oltretutto è velocissima da prepararsi, è economica e si presta bene, a seconda della temperatura a cui viene servita, sia all'estate che all'inverno: nel primo caso, fornisce al corpo acqua e sali minerali in quantità: nel secondo , quando fuori fa freddo, è corroborante e consolante e, se il parmigiano e il pane vengono messi in abbondanza, anche molto nutriente. Vengono utilizzate le foglie esterne della lattuga, oltretutto le più ricche si clorofilla, e quindi i croccanti cuoricini possono essere messi da parte per farne un contorno ( della serie non si butta mai nulla...)

IMPORTANTE: la ricetta che darò è fatta con la pentola a pressione: chi non la possiede o non la vuole usare, basta che raddoppi i tempi di cottura e metta un po' di acqua in più.

MINESTRA DI FAVE E LATTUGA


Due grossi cespi di lattuga
100 g di pancetta
250 g di fave secche sgusciate che non necessitino di ammollo
1 spicchio di aglio
1 dado vegetale
2 cucchiai di olio evo ( più altro olio per condire a crudo )
parmigiano o pecorino fresco
dadolini di pane raffermo o passati in forno


Pulire bene le lattughe, eliminando le due o tre foglie più esterne ( di solito molto sciupate ) e togliendo i cuori. Farle a pezzettoni con le mani.
Mettere direttamente in pentola a pressione l'olio, scaldarvi velocemente l'aglio, che poi toglierete, soffriggere la pancetta, precedentemente passata nel mixer fino a ridurla in pezzettini piccolissimi ( durante la cottura, la toccherete spesso col mestolo per "sgranarla" se si fosse un po' troppo ridotta in crema ...)
Mettere in pentola le fave, farle insaporire velocemente e aggiungere acqua, fino a coprirle, unendo metà del dado vegetale. Chiudere la pentola e contare, più o meno, venti minuti dal sibilo. Le fave, comunque, devono esserli ridotte quasi in purè, e l'acqua quasi sparita: la lattuga, infatti, nel cuocere ne rilascerà ancora...
Aggiungere la lattuga ( vi sembrerà una quantità esagerata, ma, una volta cotta, si ridurrà a ben poca cosa! ) e il restante dado; cuocere quindi altri 6 o 7 minuti dal sibilo.
Scoprire la minestra e farla riposare.
Aggiungerete poi un filo di olio a crudo, pepe, parmigiano o pecorino tagliati con la mandolina ( o a tocchettini ), cubettini di pane.
Buon appetito!
P.S. Ora che ci penso, secondo me un tocco di noce moscata non può dispiacere....vale la pena di tentare!

giovedì 7 agosto 2008

Una colazione diversa...




Io che non sopporto il caldo, ieri ho deciso di fare uno strappo alla regola: mi sono messa a fare la marmellata. Ma non una marmellata qualsiasi, bensì una per cui valesse la pena di fare un estremo sacrificio, del resto ampiamente ricompensato. La marmellata in questione è l' ANKO, una delizia giapponese fatta con i fagioli rossi azuki ( mi raccomando, che siano quelli rossi! ), che si sposa perfettamente con della specie di piccoli pancake: questi,uniti a due a due, e farciti con questa crema, costituiscono una squisita merenda ( o colazione, nel mio caso ): i DORAYAKI. Come non ricordare il gatto Doraemon, che nei cartoni animati ne faceva vere e proprie scorpacciate? Il gusto dell'Anko è delicato ed appagante allo stesso tempo: molto simile a quello della crema di marroni, e quindi si presta, secondo me, a farcire anche delle crèpes, o ad accompagnare una freschissima, candida ricotta, con cui il contrasto cromatico è assicurato. L'Anko esiste in due versioni: una più granulosa, in cui è possibile ancora distinguere i piccoli, purpurei fagioli. L'altra più liscia e vellutata: io ho scelto questa seconda versione.

Ricetta dell' ANKO

500 grammi di fagioli azuki
500 grammi di zucchero
acqua
un cucchiaino di sale
Risciacquate sotto l'acqua corrente i fagioli più e più volte: questa operazione è fondamentale per togliere un po' di gusto "tannico" alla marmellata.
Metterli tutta la notte in una ciotola colma d'acqua.
Al mattino versate via l'acqua, mantenendone però un pochina. Metterete in una grande pentola i fagioli e la poca acqua rimasta; aggiungerete poi ancora acqua fino a coprire i fagioli di due volte la loro altezza.
Cominciate a cuocere a fuoco vivace: procuratevi una schiumarola, perchè all'inizio si creerà un bel po' di schiuma in superficie: toglietela con cura.
Calcolate 40/50 minuti dall'inizio del bollore, dopodichè assaggiate i fagioli: se sono morbidi, frullate il tutto con una frullatore ad immersione ( io più tardi ho passato il composto al passaverdura, per togliere tutte le bucce ed avere un effetto più setoso...). Si libererà così tutto l'amido.
A questo punto potrete aggiungere una parte dello zucchero (più o meno un terzo) e il sale. Continuate a cuocere, unendo a poco a poco anche il restante zucchero. Non ci sono indicazioni precise per quanto la cottura deve continuare: si deve comunque formare una crema, i fagioli devono essere completamente cotti e l'acqua ritirata: ma, come per tutte le marmellate, vale la regola che, quando sono ancora bollenti, sono molto più liquide di quando si sono raffreddate: Regolatevi quindi di conseguenza, mettendo eventualmente un cucchiaino di Anko su un piattino e facendolo freddare velocemente per rendervi conto della densità della vostra marmellata. Comunque, a opera finita, la consistenza deve essere quella della crema di marroni.


DORAYAKI

2 uova A TEMPERATURA AMBIENTE
100 grammi di farina 00
50 grammi di zucchero
mezzo cucchiaino di lievito per dolci
un cucchiaio di miele liquido ( o leggermente scaldato )

Sbattete in una ciotola con la frusta lo zucchero e le uova, sinchè il primo non si sia completamente sciolto. Unire a poco a poco, magari con un setaccio, la farina, poi il miele ( sempre mescolando ben bene ) e infine il mezzo cucchiaino di lievito che avrete disciolto in una tazzina con due cucchiai di acqua.
Far riposare il composto per una mezz'oretta.
Nel frattempo procuratevi una padella antiaderente (potete anche ungerla con qualche goccia di olio e carta da cucina ). Il fuoco dovrà essere abbastanza basso.
Prendete con un cucchiaio il composto e versatelo a goccia nella padella: non toccate i Dorayaki!!! Vedrete che, dopo un po', si formeranno tantissime bollicine in superficie per effetto del lievito : è normale. Quando la prima faccia sarà ben cotta, quasi bruna, girateli: da questa parte dovranno cuocere pochissimo e sarà il lato che costituirà l'interno del vostro dolcetto, quello a contatto con la marmellata. Procedete così sino a finire il composto.
Una volta freddati, i simil-pancake verranno uniti a due a due, e riempiti nel mezzo, stile panino, con un bel cucchiaio di Anko: fantastico!

mercoledì 6 agosto 2008

Che afa fa!



Complice il caldo torrido che non mi dà tregua, ho tirato fuori dal mobile della cucina la mia anziana gelatiera krups, che avevo mandato in pensione ormai da due o tre anni. Ma la voglia di farmi un gelato al tè matcha era troppo grande...Il solo pensiero del verde chiaro e freschissimo del mio gelato mi dava un po' di sollievo dall'arsura! Un po' con l'aiuto del vecchio libriccino di istruzioni allegato alla gelatiera, rimasto miracolosamente illeso,e un po' con l'aiuto della fantasia, ho compiuto il miracolo color della giada, che, come ogni vero miracolo, è durato assai poco: lo abbiamo "spolverato" in quattro e quattr'otto, e ho fatto appena in tempo a fare questa foto... Questa è la ricetta:


Gelato al tè matcha:

250 ml di latte intero ( 3,5 % di grassi )

100 grammi di zucchero

due uova medie

450 grammi di panna da montare al 30 % di grassi
essenza di vaniglia ( anzichè la vanillina, io preferisco usare la crema di vaniglia Sivanil, che ho comprato da Peter's Tea House...ne basta pochissima per sprigionare tutto il suo profumo così goloso e naturale, come naturali sono i semini neri con cui impreziosisce le nostre preparazioni! )

3 cucchiaini di tè matcha


Sbattete con una frusta le uova e lo zucchero in una ciotola. Nel frattempo riscaldate bene il latte:toglietene però due o tre cucchiai non appena comincerà ad essere tiepido, prima, insomma, che si scaldi troppo (il tè matcha non ama le alte temperature, che lo rendono amaro! ). Mettere questi due o tre cucchiai in una tazzina, a cui aggiungerete il matcha, mescolando bene fino al raggiungimento della densità di una crema verdissima.
Mescolando spesso, versate a filo il latte nel composto di uova e zucchero,poi mettete il tutto di nuovo in un pentolino, riscaldandolo fino a quando non comincerà ad addensarsi ( mi raccomando, continuate a mescolare...), ma senza farlo bollire.
Spegnete il fuoco e quando la preparazione sarà a temperatura ambiente, unire la panna, la vaniglia e la crema di matcha.
Mettere in frigo, meglio se per diverse ore. Versate poi nella vostra gelatiera seguendo le istruzioni d'uso ( comunque, meglio riempirla a poco a poco mentre è già in funzione, per evitare che le pale , per il troppo freddo, si blocchino ! )